Introduzione
La logistica inversa (detta anche logistica di ritorno o reverse logistics) è quella branca dell’ingegneria logistica che si occupa di risalire all’indietro nella catena produttiva di un prodotto o di un sistema allo scopo di “recuperare valore“.
Mentre la logistica “diretta” si focalizza su fare in modo che un sistema o una risorsa siano disponibili quando necessari (e per questa ragione si concentra sia sugli aspetti progettuali, sia su quelli produttivi e di rifornimento, oltre che su quelli manutentivi e di smaltimento) quella inversa cerca di scoprire come recuperare valore risalendo all’indietro lungo la catena della logistica diretta. E’ evidente che la logistica di ritorno si focalizza, quindi, con la gestione delle dismissioni, degli scarti e dei resi.
Importanza della logistica inversa
La capacità di un’azienda di gestire la logistica inversa è certamente un punto di forza molto importante che evita di dover seguire il primitivo meccanismo di “smaltimento incontrollato”, metodo che impedisce di ottenere un qualsiasi vantaggio dalla dismissione di un oggetto o, peggio, dalla sua resa.
Un’azienda in grado di recuperare i propri prodotti (e gli eventuali sottoprodotti, di scarto o meno che siano) è di certo un’azienda in grado di migliorare il proprio conto economico grazie al ritorno di valore derivante dalla logistica inversa. Ancor più importante è però, per moltissime aziende, la capacità di gestire la resa di un prodotto, resa che può essere avvenuta per numerosi motivi, dal semplice cambiamento d’idea dell’utente finale fino al grave difetto di produzione.
Se un’azienda è in grado di recuperare valore dai prodotti dismessi o da quelli resi di sicuro avrà una possibilità in più di emergere rispetto alle sue concorrenti impreparate sotto tale punto di vista.
Le recenti direttive WEEE (Direttiva 2002/96/CE) e ROHS (Direttiva 2002/95/CE), ad esempio, hanno sollecitato notevolmente la logistica di ritorno dei produttori e dei rivenditori di materiale elettronico.
In Italia tali direttive (in particolare la prima) sono state all’origine della normativa RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), riassumibile nel D.Lgs. 151/2005 e nel DM 65 dell’8 marzo 2010, e hanno comportato un enorme volume di “ritorno” (e un conseguente importante lavoro sulla logistica inversa) di beni dal grande valore potenziale (si pensi, ad esempio, alle numerose possibilità di recupero di materiali pregiati quali oro, rame ed altro). In tale contesto (in Italia ancora in fase di start-up) è evidente la necessità di una seria reverse logistics.
L’importanza della logistica inversa è quindi cresciuta, di pari passo con le tematiche e le normative a tutela dell’ambiente, passando da una semplice necessità occasionale ad una vera leva strategica dell’impresa.
Le ragioni dell’importanza strategica della logistica inversa sono molteplici e possono essere riassunte nel seguente elenco:
- Creare spazio per nuove vendite
- Necessità di competizione con la concorrenza
- Proteggere gli utili
- Questioni legali legate allo smaltimento
- Recuperare beni di valore
- Recuperare valore dai resi e dai prodotti a fine vita
Creare spazio per nuove vendite
Ritirare da un cliente un prodotto permette di venderne uno nuovo. Tale ritiro ha un costo che può essere ridotto, azzerato o addirittura trasformato in un ricavo se si è implementata un’efficace logistica inversa.
Un classico esempio è quello della “rottamazione” degli autoveicoli, meccanismo praticato da ormai tutte le case automobilistiche. Con la rottamazione il cliente si libera del suo veicolo a costi nulli, ottiene uno sconto e ne acquista uno nuovo. Lo stesso ormai viene fatto, spesso anche a fronte di incentivi statali, per grandi elettrodomestici e altro ancora.
E’ però evidente che il gran numero di oggetti che vengono restituiti a fronte di tali campagne siano un problema tutt’altro che trascurabile, problema che deve essere trasformato in un’opportunità per l’azienda grazie alla logistica inversa.
Necessità di competizione con la concorrenza
A seguito (ma non solo) di normative che garantivano al consumatore il diritto di recesso entro alcuni giorni dall’acquisto, molte aziende hanno definito delle politiche commerciali basate sulla possibilità di ripensamento da parte del cliente, politiche che hanno comportato un aumento dei resi da parte della clientela.
Il cliente tipico restituisce i prodotti acquistati per due motivi fondamentali: o il prodotto non funziona o non lo soddisfa. I due casi dovranno essere trattati diversamente in quanto nel secondo il prodotto è perfettamente funzionante e quindi, dopo un’opportuna verifica e una fase di ripristino dell’imballaggio, esso può essere venduto tranquillamente ad un altro consumatore.
Nel primo caso, invece, è necessario, ad esempio, che si verifichi la reale difettosità del prodotto prima di decidere cosa farne.
E’ evidente, comunque, che in entrambi i casi è necessaria un’efficace ed efficiente logistica di ritorno per gestire quello che ormai è un fenomeno fondamentale nella concorrenza nella vendita di beni di consumo.
In altri casi il vantaggio della reverse logistics per l’azienda non è in termini monetari ma d’immagine: l’azienda recupera resi e prodotti obsoleti e li destina ad attività filantropiche da cui ricava un vantaggio pubblicizzandole.
In entrambi i casi è evidente che si tratta di una leva strategica dal punto di vista aziendale.
Proteggere gli utili
Molte aziende utilizzano la logistica di ritorno per garantirsi un margine adeguato, in genere con la tecnica di creare spazio per nuove vendite, ma anche con il meccanismo di ammodernare le loro giacenze in modo da avere prodotti sempre nuovi (o freschi) ottenendo così la possibilità di chiedere prezzi migliori e incrementare (o difendere) i margini attesi di guadagno.
Tutto ciò, di notevole rilevanza strategica, sarebbe molto difficile senza un’adeguata logistica inversa.
Questioni legali legate allo smaltimento
Lo smaltimento a norma di legge è un fenomeno che preoccupa sempre più le industrie, anche a seguito dell’introduzione dei reati ambientali nel D.Lgs. 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, che vedono in tali adempimenti un rischio e un costo da non sottovalutare.
Tutto questo, insieme ad altri fattori, è servito come spinta per inserire la logistica di ritorno nei fattori strategici aziendali allo scopo di ridurre l’impatto e il rischio dello smaltimento.
Recuperare beni di valore
Sempre sull’esempio della rottamazione, è importante considerare che l’autoveicolo riconsegnato è comunque un bene che ha un determinato valore. Sebbene molti possano pensare che il veicolo restituito come rottame venga smaltito allo scopo di recuperarne le materie prime è invece vero che si cerca di rinviare tale smaltimento al più tardi possibile, essendo un valore che non è soggetto a significativa svalutazione nel tempo e che può essere aumentato se il “rottame” diventa un veicolo “usato” da rivendere sul mercato, specie su quello straniero.
Più in generale, un bene di valore recuperato da uno da smaltire (recuperandolo in toto o in parte) è un bene di fatto a costo zero e quindi, come molte aziende hanno potuto constatare con piacevole sorpresa, un bene in grado di aumentare significativamente i profitti dell’impresa.
Recuperare valore dai resi e dai prodotti a fine vita
Ultimo, ma non meno importante, fattore strategico è la tensione verso la possibilità di recuperare valore dagli oggetti resi o giunti alla fine del ciclo di vita. A prescindere da come si possa pensare di recuperare tale valore, la visione strategica di un’azienda che escluda questo fattore è, oggi, una visione miope che avrà difficoltà nell’incontro con competitor più preparati.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo trattato le ragioni per cui la logistica inversa è un fattore strategico nell’ambito dell’azienda.